lunedì 23 aprile 2012

A Man of Few Words di Katherine Woodbury | Un altro retelling di Pride and Prejudice dalla prospettiva di Darcy

Carissimi amici e lettori di Old Friends & New Fancies,

prima che questo blog fosse ancora nei nostri pensieri, ci dedicavamo già alla lettura dei nostri primi spin-off, sequel... insomma, vario genere di Austen inspired novels. LizzyGee, in particolare, è stata una delle prime 'traviatrici' di Janeites italiane, riuscendo a coinvolgere spesso le più 'integraliste' (come in principio erano anche LizzyP e LizzyS!)
Fra le varie letture che le è capitato di fare, figura questo retelling di Pride and Prejudice:
A Man of Few Words: Being an addendum to Pride and Prejudice as told by Fitzwilliam Darcy to Jane Austen by Katherine Woodbury.
(Un uomo di poche parole: un'appendice a Orgoglio e Pregiudizio così come è stata raccontata da Fitzwilliam Darcy a Jane Austen di Katherine Woodbury).
Quando LizzyGee lesse questo libro, lo fece insieme alla sua carissima amica e compagna di letture Valentina Coluccelli - con cui adesso condivide l'avventura di blogger su Diario di Pensieri Persi - e, forse per la prima volta, le due amiche non furono concordi nel giudizio di una Austen Inspired Novel.

In questo anno di celebrazioni per il Bicentenario dalla pubblicazione di Pride and Prejudice vi proponiamo una recensione con un 'botta e risposta' di Lizzy Gee e Valentina - a cui diamo un calorosissimo benvenuto su Old Friends & New Fancies - di questo breve retelling.

Scheda Libro
Being an Addendum to "Pride and Prejudice" as told by Fitzwilliam Darcy and transcribed by Jane Austen and Katherine Woodbury. A humorous and insightful look at key incidents in the famous novel.
Paperback: 104 pages
Publisher: CreateSpace (July 7, 2011)
Language: English
ISBN-10: 1461055504
ISBN-13: 978-1461055501
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                                          RECENSIONE                                          

LizzyGee
Titolo: Davvero Un Uomo di Poche Parole!
(tutt'al più lo regalo a Mary Bennet)

Valentina Coluccelli 
Titolo: Un punto di vista decisamente maschile 


È l'ennesimo racconto dei fatti da parte di Darcy, solo che risulta come un riassuntino scipito, senza neanche tanti dialoghi: l'autrice privilegia il discorso indiretto - un riassunto, appunto - e senza un minimo di passione... Darcy sembra un pesce lesso (!), che fa il paio con Edmund Bertram. E va bene che si chiama A man of few words (Un uomo di poche parole), ma dal carissimo Mr Darcy ci aspettavamo qualcosa di più, specialmente perché è un uomo in grado di ben altro: pensate alla lettera che scrisse a Lizzie dopo il rifiuto della sua prima proposta!
Questa rivisitazione di Pride and Prejudice con il POV di Mr. Darcy potrebbe sembrare un frettoloso riassunto, nemmeno troppo accurato! È esposta in terza persona, sintetizza molti discorsi diretti in una formula indiretta (anche alcuni davvero importanti!), pone poca attenzione a qualche brano invece molto significativo, dà assolutamente per scontata la conoscenza approfondita di Pride and Prejudice… Eppure l’ho trovata inaspettatamente adeguata!
Adeguata innanzitutto perché mi ha dato l’impressione di trovarmi davvero dietro gli occhi di un gentiluomo del XVIII/XIX secolo, al quale sfuggono molti particolari emotivi, affettivi, romantici e persino di semplice sensibilità nei confronti di chi lo circonda! 
Sì, d'accordo ma, per noi Janeites, Mr Darcy non può essere un qualunque gentiluomo dell'800, lui è superiore, è pieno di passione - di sensibilità forse un po' meno, ma dobbiamo immaginare che l'"Appendice" sia stata scritta dopo il suo cambiamento, dopo aver preso coscienza della sensibilità altrui, quindi sì, è pieno anche di gentilezza e di intuizione -, pertanto è inconcepibile che liquidi questioni delicate con poche brevi parole asettiche.
Secondo me rivela un certo realismo da parte dell’autrice in alcuni episodi, ad esempio quando Darcy durante il famoso attacco di Miss Bingley ad Elizabeth a Pemberley, non si preoccupa che il riferimento al reggimento possa ferire Georgiana o Elizabeth stessa; momento, invece, divenuto cruciale per altre autrici che hanno intrapreso la strada della rilettura attraverso il nostro Fitzwilliam, perché trasformato nel primo passo di reciproca intesa e complicità tra i due e soprattutto come segno rivelatore che Eliza abbia letto la lettera di Darcy e abbia creduto al suo contenuto! 
Ecco, allora, vedi che mi dai ragione? Il vero Darcy è una persona attentissima alla sensibilità altrui - specialmente se è proprio quella della sua adorata Georgiana ad essere ferita. Il protagonista di questo retelling mi sembra invece Edmund Bertram, distaccato e privo di intuizione, un uomo troppo comune, di certo non in grado di scrivere quella lettera che hai appena citato, da cui traspare un'emozione intensa.
Matthew MacFadyen e Blake Ritson
Ancora un altro esempio del realismo dell'autrice potrebbe essere l’incontro rivelatore di Darcy con la zia a Londra, al quale reagisce molto poco romanticamente concentrandosi soprattutto su se stesso: laddove le altre autrici lo hanno subito fatto infuriare e preoccupare che Elizabeth potesse essere stata offesa e aggredita in quel modo dalla sua parente, qui la Woodbury limita i suoi pensieri al fatto che lei non abbia accettato di promettere a Lady de Bourgh di rifiutare una sua proposta di matrimonio!
OK, questo ci può stare: perché rivelare alla zia i propri sentimenti? Dopotutto egli è sempre un gentleman, che ha imparato a tenere a bada le passioni, anche quelle più intense. E poi egli si limita a nutrire solo un filo di speranza, che mantiene sotto controllo.
Judi Dench - Lady Catherine de Bourgh in Pride and Prejudice 2005
Ancora, credo che sia adeguata perché ho trovato molte soluzioni create dall’autrice per spiegare pensieri, reazioni e gesti di Darcy davvero “possibili”, reali, concrete, dove invece le altre autrici hanno enfatizzato e costruito emozioni sognanti… Le sue interpretazioni del testo della Austen sono semplici e forse ancor più per questo realistiche. Ad esempio ho riconosciuto un’originalità di lettura, e al contempo una notevole nota di concretismo, nella concatenazione di pensieri che porta Darcy a chiedere a Elizabeth in una delle serate a Netherfield di ballare un reel: lui si sta domandando il perché del precedente rifiuto di ballare di lei, così si fa sfuggire di bocca questo nuovo invito per sondare nel suo animo, e quando lei rimane inizialmente muta costringendolo poi a ripetere l’offerta, lasciandolo in realtà senza una risposta sia alla domanda espressa (l’invito) sia alla domanda cui tendeva a rispondere dentro se stesso, la Woodbury scrive: “He really didn’t understand this woman” (Davvero, non capiva questa donna). È un pensiero che fa sorridere, ma talmente poco artificioso, così realisticamente maschile… che non può che risultare credibile! Sensazione che si ripete anche poco dopo, quando Darcy si domanda per quale motivo Miss Bingley la mattina successiva lo stia assediando con le sue frecciatine sarcastiche, e si rende improvvisamente conto di quanto si sia esposto chiedendo a Elizabeth nel bel mezzo di una serata qualunque di ballare… di ballare poi, proprio lui, che tutti sanno essere poco avvezzo al piacere del ballo! C’è qualcosa di esilarante e al contempo vero in questo suo realizzare il passo falso che ha fatto!
Sì, hai ragione, è realisticamente maschile e andrebbe bene se si trattasse di un qualsiasi altro uomo dell'800, te lo concedo, anche di altri gentiluomini austeniani, ma NON di Mr Darcy! Risulta davvero troppo poco profondo, anche poco intelligente a sprazzi! Inconcepibile!
Anche alla fine della conversazione con Lady de Bourgh, quando Darcy si domanda perché, se veramente i sentimenti di Elizabeth nei suoi confronti sono mutati, lei non glielo abbia detto durante l’ultima visita a Longbourn, fa davvero sorridere quel che gli fa pensare la Woodbury: 
You didn’t speak to her, he reminded himself. But Elizabeth was better at that sort of thing. He shrugged. It didn’t matter. She wasn’t opposed to the idea of engagement – that was what mattered. 
(Non le hai parlato, ricordò a se stesso. Ma Elizabeth comprendeva meglio quel genere di cose. Scrollò le spalle. Non aveva importanza. Non si era opposta all'idea del fidanzamento: solo questo contava.)
È così squisitamente tipica del genere maschile questa riflessione! 
Anche questo brano, affatto divertente, rende bene il senso pratico e realistico di questo Darcy: 
It was almost fixed. Elizabeth reputation was safe. No one, except Lydia, was going to pay for Darcy’s mistakes, and Lydia didn’t seem to know she was paying. Darcy knew, however, and was sorry for it.
(Era quasi sistemato. La reputazione di Elizabeth era salva. Nessuno, a parte Lydia, avrebbe pagato per gli errori di Darcy, e non sembrava che Lydia fosse consapevole di scontare una colpa. Darcy lo sapeva, comunque, e ne era desolato.)
Ma dai, Valentina, solo a leggere questi brani ci si fa l'idea del pesce lesso che è il Darcy della Woodbury!
Sono convinta che in molti saranno concordi con me. E poi d'accordo se queste riflessioni fossero state fatte dal Darcy del primo periodo, ma da quello profondamente cambiato grazie all'amore di Elizabeth, proprio NO! Sembra totalmente apatico!
Addirittura nella seconda citazione sembra cinico! (Se potete leggetela in inglese, perché la mia traduzione in italiano è stata molto gentile nei confronti di questo Darcy, traducendo sorry con desolato anziché un blando dispiaciuto!)

Infine l'ho trovato un retelling adeguato perché alcuni brani, proprio per il loro realismo, per la loro possibilità di essere veri, la loro semplicità, mi hanno emozionato tantissimo! Come quello della seconda proposta, che è veramente da leggere, e questi:
Elizabeth stood beside him as they waited for the groom, and he thought how much he had missed her brown curls and amused mouth. She was a warm presence against his shoulder – as natural there as everything at Pemberley. She said, “Your sister is lovely.” Darcy said, “Yes, she is.” Their voices combined with the clop of the horse’s hoof and far-off gurgle of the stream.
(Elizabeth era in piedi dietro di lui mentre aspettavano lo stalliere ed egli pensò quanto gli fossero mancati i suoi ricci castani e la sua bocca divertita. Ella era una calda presenza contro la sua spalla - una presenza naturale come ogni cosa a Pemberley. "Vostra sorella è adorabile," disse. "Sì, lo è," rispose Darcy. Le loro voci si combinarono con il rumore di zoccoli dei cavalli e il gorgoglio del ruscello.)
Georgiana was still cautious, even somber, but tonight, she looked reflective, absorbed, rather than sad. She said, “I like her.” Darcy settled into an armchair. He knew what “her” Georgiana was referring to. “She is genuine”, Georgiana said. Yes, she was. […] Brother and sister smiled at each other. Georgiana turned back to the window. “I’d liked a sister”, Georgiana said to it. Without a doubt, his sister was becoming coy. 
(Georgiana era ancora prudente, addirittura austera, ma quella sera appariva meditabonda, assorta piuttosto che triste. Disse: "Mi piace." Darcy prese posto in una poltrona. Sapeva a 'chi' Georgiana si riferisse. "È sincera," disse Georgiana. Sì, lo era. [...] Fratello e sorella si sorrisero l'un l'altra. Georgiana si volse alla finestra. "Mi piacerebbe una sorella," disse rivolta ad essa. Senza dubbio sua sorella stava diventando civettuola.)
Colin Firth ed Emilia Fox Pride and Prejudice 1995
Beh, d'accordo queste dichiarazioni d'amore fra Elizabeth e Georgiana per interposta persona (Darcy) sono deliziose, ma lui continua a sembrare un mezzo pesce lesso
Inoltre ho trovato alcune imprecisioni.
Quando Elizabeth, Darcy, Jane, Bingley e Kitty escono insieme alla fine della storia, prima della seconda proposta, l'autrice parla delle sorelle Bennet come se fossero tre (Lydia si è sposata, quindi quattro), dimenticandosi completamente della povera Mary, che invece aveva preferito rimanere a casa a studiare. 
Inoltre, nella parte londinese, quando Darcy va dai Gardiner per accomodare l'affare Wickham, parla di 5 figli (in questo caso ha aumentato di un'unità... che i Gardiner abbiano adottato Mary? Mi sembra poco probabile!) 
Inoltre non concordo con la scelta della Woodbury di voler chiamare il Colonnello Fitzwilliam John: è un nome che proprio non gli si addice!
E vogliamo parlare di Elizabeth che chiama Darcy Will???

Insomma, mi dispiace non essere d'accordo con te, Vale, ma ho trovato questo libro altamente deludente, uno spreco inutile del mio tempo! Niente ha acceso il mio interesse e un Darcy così noioso è insopportabile!
Concludendo: perché dire che questo libro è un'Appendice? Di solito un'appendice serve ad aggiungere qualcosa; questo libro invece è una sorta di sinossi da cui non traspare neanche il minimo sentimento!
Io invece credo che questa rilettura non sia un capolavoro: non è emozionante e romantica e sognante come altri lavori che hanno percorso la medesima strada, però trovo che abbia saputo trovare una dimensione interpretativa interessante, concreta, semplice e prettamente maschile, che le ha fatto guadagnare una certa dignità e uno spazio di valore all’interno del genere!

Ringraziamo Valentina per la sua squisita gentilezza e ci auguriamo di poterla ospitare nuovamente - e al più presto! - per una chiacchierata fra Lizzies!

                                                L'Autrice                                                
Con i suoi interessi per Star Trek, il Tenente Colombo e la letteratura del XVIII e XIX secolo era inevitabile che Katherine Woodbury non provasse a scrivere la sua appendice a Pride and Prejudice. Di recente ha anche terminato e pubblicato Mr. B Speaks!, la rivisitazione di Pamela di Samuel Richardson.
Oltre alle novelle, Katherine (o Kate) ha pubblicato anche racconti fantasy e di fantascienza su varie riviste come Andromeda Spaceways, Space & Time, Tales of the Talisman e Tales of the Unanticipated.
Blog autrice 
Blog The Real Darcy

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