venerdì 5 dicembre 2014

My Jane Austen Summer di Cindy Jones | Recensione

Carissimi Lettori e Amici di Old Friends and New Fancies,

So che il mio ritardo nel recensire questo libro è imperdonabile. 
Non ho giustificazioni, avete ragione, ma solo a guardare di nuovo la copertina mi torna il senso di torpore che mi prendeva ogni volta che pensavo di proseguire la lettura.

Pensate che sono riuscita a terminare la lettura di Edmund Bertram's Diary, il libro letto in GdL il mese successivo, molto prima di questa, eppure non è che abbia trovato il Diario dell'eroe austeniano di Amanda Grange di alto  livello, anzi. Ma di questo parleremo in seguito. 

Adesso mi limiterò a recensirvi

MY JANE AUSTEN SUMMER di CINDY JONES

Sperando di non averlo del tutto rimosso dalla memoria...


RECENSIONE di LizzyGee

Se non sopportate Fanny, con Lily arriverete sull'orlo del suicidio...


Ebbene sì, se soffrite di depressione questo romanzo è decisamente sconsigliato. Perché? Perché l'eroina (se proprio vogliamo chiamarla così), poverina, ne ha passate davvero di tutti i colori nell'ultimo periodo, ma il suo atteggiamento nei confronti della vita, per quanto possa essere accettabilissimo, visto quel che le è capitato – e che continua ad accaderle anche dopo aver varcato l'Oceano Atlantico – fa provare un'angoscia perenne al lettore. 

Cominciamo col dire che la narratrice – molto inaffidabile – di questo romanzo è proprio lei, Lily/Fanny; questo  rende il lettore piuttosto oppresso. Ogni volta che prendevo in mano il libro mi sembrava di dover sopportare una di quelle conoscenti-piattola che, quando hai la sfortuna di incontrarle per la strada, si appiccicano e ti raccontano tutte le loro disgrazie, non demordendo neanche quando sei addirittura arrivato a sbuffare loro in faccia, adducendo appuntamenti urgenti (chiaramente fasulli).

D'accordo, Lily subisce prima la morte della madre, poi viene lasciata dal fidanzato, quindi perde il lavoro, e poi continua a fare scoperte sempre più deprimenti, anche quando decide di vendere tutto per lasciarsi tutto alle spalle e cominciare una nuova vita. Avrebbe quindi tutti i diritti di fare la vittimista, anche se alla lunga il lettore non la sopporta più. Però, malgrado Lily sia la narratrice, dunque tenda a presentarsi al meglio, nascondendo i suoi difetti e cercando di farci comprendere le sue ragioni, appare comunque un po' ossessiva, invadente e talvolta sfacciata.


Al contrario di Fanny Price, infatti, Lily Berry viene sì invitata a partecipare a un festival letterario che si tiene annualmente in una tenuta inglese (si metterà in scena Mansfield Park), ma quando poi le viene detto che non ci sarà posto per lei all'interno del cast  non essendo un'attrice professionista, come richiesto – lungi dal tirarsi indietro, continua a imporre la sua presenza, anche calpestando la propria dignità, oserei dire. È chiaro che non ci sia una Mrs. Norris degna di questo nome che la tenga a bada, anche se Magda  altrettanto odiosa  prova in tutti i modi a ricoprirne il ruolo.

Ad avvalorare l'idea che Lily non abbia proprio tutte le rotelle a posto, poi, c'è la continua presenza della sua Jane Austen, ovvero lo spirito (?) della scrittrice, che la accompagna sempre con la sua penna d'oca e un foglio su cui traccia perennemente elenchi di personaggi, come se scegliesse l'eroe del romanzo di Lily cercando un collegamento tra le sue creazioni e i personaggi reali della vita della sua... protetta.


Avete presente l'action figure di Jane Austen? Ecco, se Lily si fosse portata dietro il pupazzo e avesse parlato con quello, sarebbe sembrata meno sciroccata!

Non è difficile ritrovare vari paralleli tra i personaggi di Mansfield Park e quelli di My Jane Austen Summer (Mrs. Norris a parte), ma questi ultimi, lungi dall'essere modernizzati, sembrano restare statici, cristallizzati in un ruolo che non si addice a nessuno di loro. Come il cast di un film scelto molto male.

Lo stile non è affatto scorrevole, ma pieno di giochini di parole e riferimenti che, anziché rendere il romanzo frizzante come avrebbe desiderato forse la Jones, lo appesantiscono con una prosa barocca. I dialoghi sono ancor più farraginosi, con tutti i personaggi che si esprimono seguendo la stessa linea e giocano a un gioco di cui sembrano conoscere le regole solo loro. Cercano di essere simpatici, ma non lo sono. E Lily lo è meno di tutti. Non c'è niente di peggio che leggere una storia narrata da una persona che vuole fare la simpatica, ma che in realtà troviamo odiosa.

Il finale è l'unica piccola scintilla che salva il romanzo dal rogo di Cassandra, ma è davvero troppo poco, dopo essersi sorbiti oltre trecento pagine di angoscia e noia.

Non so, invece, se salvare la cover. È molto bella, è vero, e proprio per quello illusoria, visto che mi faceva sperare in qualcosa di meglio, che è arrivato solo nelle ultime (pochissime) pagine.

Insomma, per fortuna My Jane Austen Summer è stata costellata da ben altro, perché, se fosse dovuta dipendere da questo libro, sarebbe stata ben misera!


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